fa male un sasso che lanciato
non trova acqua ad aspettarlo
un sogno infranto come ortica
che hai strappato per divertimento
quell’equivoco di essere
un anelito qui in testa
e un disincanto nel reale
tu mi aspetti lì
sopra un letto che sprofonda di inerzia
e non ti accorgi che ho rifatto il giro
di un intero sistema solare
per cercare la chiave
che ti rimettesse in equilibrio
tu mi aspetti sempre lì
sopra un letto che ricopri di stasi
maledici i miei sospiri di ingombro
anche tu meriteresti un silenzio
non la raucedine del mio innervosirmi
non sapresti scansare
l’imbarazzo e l’orgoglio
fumantino mi acciufferesti
e mi sbricioleresti
ma temo sia sempre stata l’ora
di accollarti la tua disillusione
e non farmene statua di cera
non voglio i tuoi occhi
come specchi di ingratitudine
proprio no: non voglio il tuo assenso
per essere nient’altro
da me stesso