ricordo dei miei anni precedenti
un incredibile interrogativo
un apostrofo tra me e l’umanità
come un soffione sfuggito
alla fauna impazzita
dei miei malumori
una veste a sigaretta aderente come notte
mi lanciavo come gru
nelle idee più avvincenti
soprattutto, in disparte,
mi elettrizzava inciampare in un silenzio
che fosse mio soltanto
ora come ora
alla grafica del disordine
preferisco un tatami preciso
di geometrie felici
alle cicatrici, do spazio
alle mie radici, do retta
alla mia traiettoria, do forma
alla mia memoria, do noia
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